La fotografia è un' Arte ?

E’ questa una questione che ancora oggi si trascina. Il problema è stato segnalato in altri punti del corso.
Naturalmente, ciò che ci si chiede è se con la fotografia si può produrre un’opera d’arte, essendo del tutto ovvio che solo delle foto potranno attingere tale livello, allo stesso modo che non tutti i quadri sono opere d’arte.
La questione per essere affrontata richiede che vengano definite due cose :

1) cosa è l’arte : questo punto non è mai stato toccato nel corso, ma solo una definizione di arte può consentire di rispondere al quesito posto.
2) cosa si intende per fotografia : aspetto dibattuto trattando del rapporto tra fotografia e pittura, al quale si rimanda per una trattazione più estesa.

Cos’è l’arte

Il problema di definire cosa è l’arte non è nuovo ed è stato affrontato in ambito filosofico nei secoli da uomini eminenti quali, quali, ad esempio, Nietzshe, Kant, Hegel.
Ancor prima, già nell’antica Grecia, si era giunti a formulare un concetto di arte.
. Quanto ricordato fa comprendere come il concetto di arte si sia evoluto nel corso del tempo e sia stato inteso in modo non univoco anche da pensatori sostanzialmente coevi.

Malgrado l’ampia letteratura in materia , quanto qui viene presentato, tuttavia, rappresenta solo l’ opinione personale dell’autore del corso, ancorché alcuni aspetti trovino punti di contatto con quanto riportato in corsi filosofia disponibili in linea e, persino, nel pensiero di alcuni importanti filosofi od artisti.
Proprio per tale motivo, mi vedo costretto a rivendicare l’originalità di quanto esposto, essenzialmente perché nessuno abbia a pensare che quanto segue rispecchi l’opinione di filosofi importanti od anche solo quella di docenti di filosofia.

Personalmente ritengo che l'arte possa intendersi come opera dell’intelletto umano volta a suscitare la percezione, tramite l’emozionalità del fruitore, di un particolare aspetto del mondo reale.
Tale definizione implica tre cose :

a) l’esercizio di una attività e quindi l’uso di una tecnica appropriata alla realizzazione dell’opera;
b) una attività intellettuale, più o meno conscia, che preventivamente e/o in corso d’opera giunge a definire quanto si vuole esprimere e far percepire;
c) una soggettività del significato dell’opera, essendo questa rivolta, più o meno marcatamente, a suscitare una risposta emozionale.
Non ritengo, malgrado quanto appena detto, che l’esistenza di un pubblico (di fruitori) sia elemento costitutivo del’arte.
Un pubblico in grado di percepire il significato dell’opera è fatto necessario perché questa sia riconosciuta come tale, ma non ne determina la sua natura “intrinseca”. Il riconoscimento del suo valore artistico può essere anche assai tardivo, ma l’opera era arte non appena compiuta.
Basti pensare alle opere di van Gogh, solo per citare un nome.
E’ tuttavia evidente che, di norma, l’artista mira a rivolgersi ad un pubblico, salvo che egli non produca per personale diletto.
E’ da rilevare come il significato percepito dell’opera, in quanto trasmesso in via emozionale, diviene necessariamente soggettivo.
La relatività del suo significato, direttamente dipendente dalla soggettività della sua comprensione, è certamente nota allo stesso autore il quale non può ignorare come la sua opera possa essere più o meno diversamente intesa.
La coscienza di tale inevitabile fatto può influire sul contenuto stesso dell’opera e sulla scelta del linguaggio con cui l’artista decide di esprimersi.
Tuttavia, su quest’ultimo punto, si può osservare che chi è esperto in quella particolare forma di arte ( pittura. scultura, letteratura, musica ecc.) può arrivare anche ad una comprensione dell’opera non puramente emozionale.
Anche in tal caso, tuttavia, il suo significato resterà soggettivo : legato sia alla capacità di comprensione ed alla condivisione del mezzo espressivo utilizzato, che ad una risposta emozionale comunque presente.
Quanto appena detto porta a ricordare come ogni forma d’arte disponga di un linguaggio suo proprio : la pittura si avvale del disegno, del colore, del materiale impiegato, la scultura del modellamento delle forme e del materiale impiegato, la letteratura della parola, ecc.
. L’esistenza di un linguaggio implica che questo è mutevole nel tempo : per la pittura basti pensare alla sua evoluzione (realismo, impressionismo, fauvismo, divisionismo, iperrealismo, astrattismo, ecc).
Nel campo della musica si consideri l’apporto dato dall’evoluzione della melodia, dell’armonia, alle diverse forme musicali (fughe, ecc.). Si pensi anche alla diversità della musica africana fortemente caratterizzata dal ritmo od a quella di altre colture che si avvalgono di un numero di note diverso da sette.
Senza dimenticare il diverso uso e simbolismo degli strumenti e la loro evoluzione.
Come non considerare poi l’evoluzione del linguaggio parlato e scritto, la costruzione del periodo, i neologismi o, ancor più evidente, il cambiamento verificatosi nel campo della poesia.
Per non citare l’architettura che ha potuto svilupparsi anche grazie alle nuove tecniche di costruzione.
E’ importante far rilevare come la definizione di arte, così come è data, risulti particolarmente ampia.
Infatti la definizione enunciata non pone alcun limite a quanto l’artista vuole trasmettere.
Ne deriva, pertanto, che non si può limitare l’arte alla creazione del bello, anche se, proprio per l’ampiezza data al suo contenuto, questo può essere uno dei temi che l’artista può voler esprimere.
Ritengo inoltre che possa mettersi in dubbio che il bello, anche in tempi passati, fosse sempre l’essenza dell’opera d’arte od anche solo il suo mezzo espressivo.
Basta ricordare alcuni quadri realisti di Courbet, i mangiatori di patate di Van Gogh, la sua stanza ad Arles e non pochi quadri di Goya.
Un netto abbandono del bello viene espresso dal pensiero e dalle opere di artisti contemporanei.
Cito, ad esempio, Barnett Newman (scuola di New York) che scrive nel 1948 : « L’ impulso dell'arte moderna è stato di distruggere la bellezza... negando completamente che l'arte abbia, qualunque cosa sia, a che vedere col problema della bellezza ». Ma già nel 1917, Marcel Duchamp presenta un orinatoio, firmato R Mutt, che intitola “fontana”. Con tale gesto provocatorio si viene ad affermare che quanto è stato prodotto è arte e che quindi l’arte non è solo nei musei ma nella vita di ogni giorno, in ciò che ci circonda.
Da quanto sopra consegue che l’arte contemporanea, in queste forme più “estreme” viene persino a privarsi della creazione fisica dell’opera : l’attività dell’artista è limitata alla scelta dell’oggetto ed alla sua “estrazione “ dalla sua collocazione naturale per trasferirlo in una esposizione artistica.
Alla esposizione di un orinatoio può aggiungersi quella di un bulldozer (1997- Chris Burden - 4° Biennale d'arte contemporanea di Lione), e, addirittura, quella della “ merda d’artista” di Piero Manzoni, presentata in 90 scatolette metalliche debitamente firmate e prezzate.
Sono posizioni sulle quali il sottoscritto non può esprimersi mancando della competenza necessaria, ma che, tuttavia, consentono di capire la difficoltà per i più di accettarle.
Si tratta talvolta di affermazioni provocatorie che forse peccano di avvalersi di un linguaggio inappropriato consentendo la libertà di rispondere, altrettanto provocatoriamente, la “merda d’artista” è un’opera d’arte che puzza di presunzione ed inadeguatezza.
Ma lasciamo le facezie.

Tali estremizzazioni sicuramente valgono a richiamare l’attenzione sul fatto che l’essenza dell’opera d’arte non è tanto nella sua “manifattura” quanto nel suo significato.
La creazione fisica dell’opera non è che il mezzo necessario per esprimere quanto l’artista vuole far comprendere.
Un momento certamente fondamentale perché solo una appropriata “fattura” consente di percepire quanto l’artista vuole esprimere : sia questo un senso del bello od altro.
Quanto sinora esposto rende imperativa una domanda.
Cosa caratterizza le altre opere umane che pure includono una attività materiale e intellettuale ? E’ l’assoluta mancanza di soggettività : il loro significato e validità sono dimostrabili sul piano teorico e/o empirico . Il loro valore è un assoluto; anche se la loro importanza può essere diversamente valutata. La saggistica non fa appello all’emozionale ma si avvale di argomentazioni e dati che, nell’intento dell’autore, valgono a dimostrare l’esattezza della sua tesi : ancor più l’opera scientifica.
Esse, quindi, si rivolgono, per affermarsi, all’intelletto, alla razionalità.
Ciò in quanto la scienza e la tecnica hanno finalità volte ad ampliare le conoscenze, a risolvere problemi concreti; fatto che necessità di una assoluta chiarezza di significato e di argomentazioni che necessariamente impegnano la razionalità.
Parimenti esse si distinguono per avere finalità utilitaristiche essendo volte ad ampliare conoscenze o risolvere problemi concreti.
Non così è per l’arte.
Ciò malgrado non ritengo di non potere aderire ad opinioni che pretendono di asserire che l’artista produce per se stesso o che l’arte ha in se stessa il suo fine : nei secoli passati l’opera veniva eseguita su commissione per finalità definite dal committente.
Ciò che può dirsi è che, malgrado i limiti creativi imposti dalla commissione, l’artista riusciva a dare una visione personale del soggetto : fosse esso religioso ovvero commemorativo di un avvenimento oppure il ritratto di una persona.
Solo in epoche relativamente a noi vicine, l’artista ha iniziato a produrre indipendentemente da un “commessa”. Oggi, certamente, l’ampiezza del mercato dell’arte spinge l’artista a produrre anche senza una commessa specifica. Ciò non toglie che ancora, più o meno frequentemente, l’artista lavori su commissione.
Questa diviene una esigenza assoluta quando l’opera da compiere comporta costi molto elevati: si pensi ad opere di architettura.

Avendo sia pur sommariamente definito cosa si dovrebbe intendere per arte, necessita ora, prima di rispondere al quesito posto all'inizio, intenderci sul concetto di fotografia.
E' questo un punto cruciale poiché, è bene ricordare, che, per quanto detto, i requisiti fondamentali di un'opera d'arte sono i seguenti :

1) l’intenzione di voler esprimere una propria visione personale di un aspetto del mondo reale : inteso questo nei suoi diversi aspetti ideali, sociali, economici ecc., od anche da correnti di pensiero.
2) l’avvalersi di una sollecitazione di tipo emozionale.
Questo secondo aspetto è proprio di ogni arte e, più particolarmente, di quelle che non si avvalgono della parola (pittura, scultura, architettura, musica, danza).
Nella fotografia tale aspetto incontra una ulteriore limitazione o, se si vuole, condizionamento, in quanto la fotografia può rappresentare solo l’esistente. Il problema quindi è verificare se la fotografia può rispondere a tali requisiti.

Cos’è la fotografia Brevemente potrebbe rispondersi : la riproduzione del reale realizzata mediante un apparecchio fotografico.
Con ciò si vengono a definire solo due aspetti :

1) la necessità di un soggetto effettivamente esistente;
2) il mezzo tecnico fondamentale per la sua realizzazione.
Una simile definizione ignora le possibilità espressive a disposizione del fotografo e quelle ancora possibili nelle fasi successive alla ripresa.
Una fotografia non è una pedissequa riproduzione in quanto il fotografo dispone di numerosi mezzi espressivi per personalizzare l’immagine già in fase di ripresa.
La sola ampiezza dell’inquadratura (data dalla distanza di ripresa e dalla focale), porta ad includere od escludere degli elementi, il rapporto tra lunghezza ed altezza del quadro (modificabile in sede di stampa, tramite taglio delle parti indesiderate), la prospettiva, l’estensione della zona di nitidezza, (quindi la possibilità di sfocare, alcune zone ed accentuare la nitidezza di altri elementi), il grado di compressione dei piani della scena ( tramite scelta di una focale opportuna) che determina una diversa distanza apparente dei piani, la scelta di avvalersi del colore o no, per non parlare dello schema compositivo dell’immagine.
Come preccisato in altra parte del corso, chi scrive aderisce ad un concetto realistico di fotografia per cui gli interventi con programmi di fotoritocco devono limitarsi alla correzione di aspetti dell’ immagine che risultano insoddisfacenti a causa delle caratteristiche del mezzo usato o volti ad una riproduzione più aderente alla realtà come percepita dal fotografo.
I limiti che tale concezione impone alle manipolazioni successive alla ripresa sono ampiamente illustrati nel link posto a piè di pagina .
Tutti i mezzi espressivi sopra enunciati se da un lato valgono ad evidenziare come la fotografia non sia impersonale rappresentazione dell’esistente, sembrano incidere sul concetto di riproduzione del reale, appena sottolineato, anche se soggettivamente inteso. Ad esempio, il grado di sfocatura “imposto” ad alcuni elementi ripresi sembra contraddire l’idea di riproduzione realistica. L’occhio umano, meglio, l’elaborazione operata dal cervello della immagine proiettata sulla retina, consente la percezione nitida di elementi anche non effettivamente a fuoco.
L’osservazione quindi non appare priva di fondamento, tuttavia tale artifizio vale a mettere in evidenza ciò che della scena ha colpito l’attenzione del fotografo, elemento che non viene alterato, ma solo evidenziato mediante una adeguata sfocatura degli altri elementi che pure partecipano alla “costruzione” dell’immagine, ma dei quali si vuole definire l’ effettivo rilievo emotivo.
Tale concezione realistica, come ora si comprende, non esclude una personalizzazione dell’immagine e non la riduce ad un fatto puramente meccanico, tuttavia esclude interventi più spinti di elaborazione, successivi alla ripresa, che introducano elementi non presenti o alterino “significativamente” quanto rappresentato.
Se si aderisce ad una tale concezione le possibilità espressive del fotografo risultano inevitabilmente limitate.
Tuttavia la fotografia, così intesa, si arricchisce di un valore aggiunto che manca alle altre arti figurative : la veridicità di quanto rappresentato, l'esistenza reale di quanto ha suscitato l’emozione od il giudizio che l’autore vuole trasmettere.
Ma questo realismo viene a compromettere la possibilità di produrre un’opera d’arte ?
Per apprezzarne l'effettivo rilievo occorre distinguere tra due situazioni:
1) riprese effettuate in studio ; 2) riprese del mondo reale effettuate in esterno.

Riprese in studio

Non vi è dubbio, a mio parere, che tali fotografie possano costituire delle opere d’arte.
Esse trovano perfetta corrispondenza con la pittura eseguita di soggetti "costruiti", in studio od in ambienti appositamente scelti, per essere riprodotti avendo cura di predisporre ogni particolare della scena, ivi compresa l’ illuminazione.
La corrispondenza appare tanto più marcata quando si tratti di opere pittoriche che riproducono il soggetto con forte realismo.
Se mi si permette una affermazione forte, si potrebbe dire che la vera opera d’arte è costituita dal modello che si è predisposto : la fotografia od il quadro non ne sono che una riproduzione.

Riprese del mondo reale

Per questo settore, a prima vista, può sembrare legittimo dubitare della possibilità di creare opere d’arte col mezzo fotografico ritenendo ogni fotografia rappresentazione dell’esistente, malgrado quanto sopra osservato in merito ai mezzi espressivi che la fotografia consente.
Credo, tuttavia, che sia opportuna una qualche considerazione più attenta, distinguendo tra almeno tre generi fotografici :
A) Street photography;
B) documentazione;
C) paesaggistica.

La Street Photography Con tale termine si individua quel genere di fotografia volto a rappresentare il quotidiano: immagini di norma riprese per la strada. Essa mira a rappresentare la vita di tutti i giorni nella sua normalità, come nei suoi aspetti particolari : i “personaggi” della commedia umana, gli atteggiamenti talvolta particolari, le espressioni, ecc.
Credo che in questo genere il punto centrale perché possa (non necessariamente debba) una immagine assurgere ad opera d’arte sia la capacità di essere espressione di quella “commedia umana”. Perché questo si verifichi occorre che il fotografo abbia una sua idea della condizione umana e la capacità di coglierla in quello che lo circonda e di esprimerla attraverso l’immagine prodotta.
E’difficile fornire degli esempi perché varie possono essere le situazioni e vario il modo di guardare al mondo.
E’ così possibile fotografare un povero abbandonato a terra mentre la gente ben vestita gli passa a pochi centimetri chiacchierando e senza degnarlo di uno sguardo; ciò per esprimere l’indifferenza alla sofferenza altrui. Oppure cogliere l’attimo in cui una persona si china per dare la sua elemosina scambiandosi un sorriso amichevole : un'offerta che esprime più del valore del denaro dato.
Infinite sono le possibile situazioni in cui l’immagine è in grado di esprimere qualcosa che va ben oltre ciò che apparentemente rappresenta.
Naturalmente occorre che dell’immagine sia intellegibile il suo significato più profondo e non si fermi alla semplice “particolarità” della situazione. Anche l’ immagine di una persona che legge il giornale può offrirci, per la sua composizione ed ambientazione, una lettura più intensa, rappresentando un momento di tranquillità per sottolinearci sia il convulso vivere quotidiano, sia la possibilità di ritagliarci un angolo di quiete.
Il valore dell’immagine è sempre legato all’esistenza di un significato più profondo ed alla sua intelligibilità. In sintesi, essa deve esprimerci un modo di guardare il mondo sia esso benevolo, ironico o sprezzante.
Vale la pena ricordare come molte opere pittoriche siano caratterizzate da intenti analoghi. Si pensi a tutta la pittura realista (Courbet e altri), a Degas e le sue donne che si lavano ed ancora ad altre sue opere, quale la Bevitrice di assenzio, al quadro della Stazione di Saint Lazare di Monet, all’iperrealismo, ecc.
Forse nella fotografia, più che nella pittura, si rende necessaria la capacità di comprenderne i valori compositivi in quanto essa apparentemente sembra avvalersi di una tecnica estremamente semplice, alla portata di tutti ; talmente facile che, troppo spesso, si ritiene di poterla praticare senza alcuna conoscenza, anche modesta.
Questa considerazione vuole sottolineare che, troppo spesso, il valore artistico viene confuso con la difficoltà di esecuzione dell'opera.
Una difficoltà che, in fotografia,tuttavia, non si limita alle scelte che precedono la ripresa, ma si estende anche al lavoro successivo : fino alla realizzazione dell'opera terminata.

Documentazione

E’ questo un settore che, se inteso in senso stretto, costituisce effettivamente una semplice rappresentazione del reale, assumendo una connotazione prossima alla foto scientifica.
E’ questa la connotazione di molte foto naturalistiche pubblicate su riviste specializzate.
Non sembra tuttavia possibile escludere aprioristicamente che la fotografia documentaristica possa consentire di produrre dell’arte.
La documentazione, particolarmente quando si volge ad aspetti sociali ed etnici può assumere una connotazione assai diversa, del tutto simile a quella già considerata per la Street photography.
E’ indispensabile che la documentazione sociale, d’ambiente od anche naturalistica sia capace di rivelare un significato particolare che esprima un sentimento, una visione personale del fotografo, che ci mostri qualche cosa di incompreso o dimenticato, il rapporto tra noi e la natura, etc.
E’ anche possibile che l’autore voglia solo ricordarci la bellezza di luoghi sconosciuti o, anche, quella dimenticata , di luoghi troppo usuali per cogliere ancora il piacere della loro contemplazione.
Occorre naturalmente che la fotografia documentaristica o anche, più specificamente, naturalistica sia capace di esprimere un più pregnante significato che vada oltre la mera rappresentazione dell’esistente: il suo autore potrebbe volerci esprimere una sua personale visione di quanto documenta proponendoci, ad esempio, una sua personale concezione della bellezza, ovvero dello stesso concetto di natura o la sua visione del rapporto tra natura ed opera umana.
L’immagine di un fiore può proporci una prospettiva particolare che crea un effetto grafico che si basa più sula composizione dell’immagine che sulla bellezza del fiore, essendo gli elementi di forza la prospettiva, lo sfondo imposto, il suo grado di nitidezza. Fino al punto che il fiore può diventare quasi soltanto un mezzo per produrre un effetto artistico che è quasi astrazione della bellezza del fiore.
A questo punto si potrebbe obbiettare che l’immagine, anche se opera d’arte ha perso il suo valore di documentazione. E’ possibile. Ma, forse, l’autore ha voluto mostrarci una maniera diversa di guardare che a noi sarebbe sfuggita.

Paesaggistica

La paesaggistica è sempre rappresentazione del reale: essa può apparire stretta parente se non addirittura una branca della documentazione.
Benché spesso queste foto non abbiano altra finalità, in vari casi, se una tale affermazione appare vera, è soltanto a causa di una mancanza di motivazione o una insufficiente leggibilità dell’ intenzione dell’autore.
Dopo tutto, bisogna ammettere che soltanto un numero limitato di opere, malgrado le intenzioni dell’autore, raggiunge un livello artistico quale che sia il settore. Non soltanto in fotografia o in riprese paesaggistiche.
Gli elementi fondamentali di un’opera d’arte sono sempre gli stessi :
- l’opera ha un contenuto intellettuale ?
- ha essa un linguaggio capace di esprimere il pensiero del’artista ?
Il paesaggio, forse più di altri settori fotografici, richiede una maggiore attenzione in fase di ripresa. La vastità della veduta è tale che si può essere indotti a riprendere tutto il visibile, quanto meno, quanto le dimensioni del sensore o della pellicola consentono.
Siamo quindi obbligati ad una scelta, tanto più che spesso la veduta è a 360 gradi.
Solo un osservazione attenta consente di cogliere aspetti e significati particolari limitando la ripresa talvolta a pochi elementi che, a prima vista, erano sfuggiti o apparsi poco significanti.
I paesaggi possono esprimere diversi sentimenti : dalla sollecitazione a non dimenticare la contemplazione delle bellezze naturali, alla scoperta in natura di forme e disegni fascinosi che l’artista ci mette in evidenza grazie ad una attenta osservazione ed una conseguente inquadratura molto accurata. E’ ancora possibile mettere l’accento sul rapporto tra natura e attività umana : sia come rapporto tra natura e interventi dell’uomo, sia sulla motivazione e condizione d’un presenza umana in quei luoghi.
Già la scelta del soggetto può indirizzarci verso una lettura od un’altra dell’immagine : c’è un tale differenza tra un paesaggio desertico, bruciato dal sole, e la dolcezza di un verde paesaggio collinare …. e quale differenza ha presenza umana in questi due contesti.
Tutto ciò è soltanto l’esistente ? Tutto questo esiste, ma se questa immagine è arte c’è dell’altro.
Questo “altro” è quanto il fotografo ha voluto condividere.

Roma, 15 luglio 2014

Giuliano Ruggieri

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